Nel corso degli anni abbiamo avuto modo di vedere 10 video clip che fanno discutere e che ci hanno lasciato a bocca aperta, per un motivo o per l’altro. In questo articolo, abbiamo raccolto 10 video clip che hanno fatto discutere e che ancora oggi, suscitano reazioni molto forti negli spettatori.
MANO NEGRA – SENOR MATANZA
Un vero e proprio documentario sul disagio in Sudamerica (o nei paesi del secondo e tel terzo mondo, in generale). Per chi capisce lo spagnolo, il testo della canzone può dare un’indicazione più chiara di dove si vuole andare a parare ma le immagini parlano anche da sole. Testimonianze di degrado urbano che fungono da background all’arte della musica, dimostrando che una società meritocratica non può essere anche piramidale. Con “Senor Matanza” (ovvero Signor Strage) si intende il politico, l’imprenditore, il poliziotto, il caudillo, tutto incluso nella stessa persona. Una persona in cima ad una piramide che guarda in basso e fa tutto ciò che conviene a preservare i propri interessi. I militari, la miniera, le piantagioni, il sindacato, la scuola, il monte di pietà e persino “quel bar” sono sue proprietà e non si può nemmeno camminare senza collaborare con il Signor Strage. Sullo schermo scorrono le dirette conseguenze delle sue azioni, degne del più feroce animale mitologico della letteratura classica.
RAMMSTEIN – PUSSY
Era il 2009, dopo un’enorme videografia piena di video sensazionali, provocatori e cinematografici, i Rammstein decidono di andare oltre la provocazione. Come si può andare oltre l’estremo se non toccando il porno? Ed ecco qui, i nostri beniamini alle prese con i diversi generi del cinema porno classico Li troviamo in versione cowboy milionario, capoufficio patriarcale, padrone di casa con cameriera francese, slave bdsm ed il tastierista in versione tranny. Ovviamente tutto reso possibile dai prodigi della computer grafica visto che nessuno dei componenti della band può sognare di avere un fisico come quello mostrato, senza contare che qualcuno di loro ha anche una vita privata con moglie e figli. Diciamo che quando si raggiungono determinati obiettivi nella carriera di un artista, è un po permesso tutto.
GEORGE MICHAEL – OUTSIDE
Con Outside, George Michael ci porta in un universo parallelo dove il sesso è vietato per legge. Sotto le note di un pezzo con sonorità disco dance, vediamo come la clandestinità la fa da padrona quando la gente decide di accoppiarsi lo stesso, lasciando un velo di proibito e di estremo per una cosa così ordinaria come il sesso Per quanto riguarda le scene esplicite, il regista non ha lasciato spazio a doppi sensi perchè sono tutti sensi unici ed espliciti. Vediamo quindi sesso libero, pansessualità e trasgressioni senza limite, ma tutto quanto combattuto dalla polizia americana come fossero veri e propri atti terroristici. Inutile dire che nonostante gli arresti, due poliziotti si riservano la libertà di darsi un bacio appassionato a fine video. La ciliegina sulla torta del tutto la troviamo nel playback, quando una toilette pubblica si trasforma in una discoteca dove il buon George si sfoga in un canto virtuoso vestito da agente di polizia.
EMINEM DIDO – STAN
Il video clip è un resoconto di quello che può essere un rapporto tra un fan con elevati disagi sociali ed il proprio idolo musicale. La fotografia è cupa e solo quella basta per far trasparire quel tipo di tristezza e depressione che solo una società poco meritocratica riesce ad infonderti. La trama è semplice e diretta, con emulazioni e maltrattamenti, disagi e momenti di chiusura Tutto quanto gira intorno ad una corrispondenza mono direzionale tra il fan e l’artista che, proprio a causa delle mancate risposte, si interrompe bruscamente e finisce in tragedia. È inutile dire che il successo emozionale di questo video fu direttamente proporzionale al bisogno di censurarlo. Una storia forse troppo dura ma sicuramente troppo comune da raccontare, forse pericolosa.
APHEX TWIN – RUBBER JOHNNY
La piattaforma The Guardian lo ha definita “virtuosic grossness” ovvero “schifezza virtuosa”. Il video clip fu girato dal genio indiscusso Chris Cunningham. La trama è semplice, riprese misteriose ed amatoriali di una massa informe antropomorfa su una sedia a rotelle. Codesto personaggio chiamato Johnny, ci delizia in una macabra danza a ritmo della musica minimale dell’artista, interrotta solo da una persona che lo sgrida e da una striscia di cocaina che lo porta ad espletare il massimo della sua coreografia.
In origine venne spacciato per prova ufficiale dell’esistenza degli alieni, su cui il complottismo aveva già dato largo spazio alle più bislacche teorie. Il video ebbe un successo internazionale ed ancora oggi rappresenta un vero e proprio manifesto nel mondo dei videoclip musicali. Raccomandiamo la visione della copertina del dvd. Impagabile.
PRODIGY – SMACK MY BITCH UP
Il video clip comincia con una soggettiva che ci proietta direttamente nei panni di una persona durante la sua vita sregolata. Si sveglia, armeggia in bagno con un rasoio, mette su un disco e comincia a bere un cicchetto. Quando esce notiamo che è notte e che il programma della serata comprende in primis una sbronza visto che la prima meta è un bar dove beve e molesta donne, toccandole senza successo. La serata prosegue in discoteca dove si reinventa in una danza forsennata e dove scatena una rissa creando panico e disordine tra tutte le altre persone, dj incluso.
Una volta fuori a causa della sicurezza, inizia lo step delle droghe pesanti con tutte le conseguenze, per poi terminare in uno strip club dove rimorchia una spogliarellista. Dopo una notte di sesso a pagamento, la signorina se ne va permettendo di vedere il volto dell’interprete protagonista attraverso lo specchio. Era una donna.
MICHAEL JACKSON – EARTH SONG
Forse uno degli unici casi in cui l’impatto registico supera, anche se di poco, il comparto musicale dell’artista. L’impatto è devastante e ti porta direttamente in un mondo che qualsiasi persona rinnegherebbe. La banalità viene esasperata a tal punto da farla uscire dal proprio status di banalità e trasformarla in una grave consapevolezza. Quattro ambientazioni che si alternano compongono l’andamento del video alternando quattro tipi di devastazione. Ci viene mostrata la devastazione naturale nell’Amazzonia mostrando gli indigeni davanti ad una foresta abbattuta, la devastazione animale, mostrando una tribù africana inerme davanti a dei cadaveri di elefanti, la devastazione umana mostrando le conseguenze di una guerra (presumibilmente in Ex-Jugoslavia) e la devastazione totale nella quale Michael Jackson esercita il playback. Il lieto fine è portato solo e unicamente dal sogno di un mondo migliore, dimostrato oltremodo dall’onnipotenza artistica di Michael Jackson.
CREADLE OF FILTH – FROM CREADLE TO ENSLAVE
E’ facile parlare di controversie quando si parla di gruppi metal, soprattutto se black. Era praticamente impossibile lasciare fuori questo video dalla discussione ed è quasi banale parlarne, ma con tutto l’impegno che il regista ha messo per trasmetterci tutte quelle sensazioni infernali, mi sembra il minimo. Nel video, la band suona davanti a quello che si percepisce essere Satana in persona, che raccoglie le loro anime uno ad uno, mostrando quello che fecero nelle loro vite terrene. Violenza, morte, sesso, sangue e malignità la fanno da padroni al grido di “this is the end of everything”.
BLOODHOUND GANG – FIRE WATER
Ricordiamo gli anni 90 come una foce per qualsiasi rabbia giovanile che si potesse esprimere attraverso la musica in qualsiasi garage dei genitori. Dopo i decenni della ribellione del rock, le camice da boscaiolo ed i testi acidi. Tutto questo non ha importanza quando parliamo della Bloodhound Gang, gruppo statunitense con venature provocatorie che ha realizzato il singolo Fire Water Burn, singolo utilizzato ahimè come colonna sonora dai soldati nei carri durante la guerra in Iraq (come si vede nel documentario di Michael Moore). l video è parecchio hardcore e li ritrae in un’esibizione senza freni in una casa di riposo piena di anziani. La situazione risulta particolarmente divertente se facciamo caso a come il frontman affronti il concerto, esattamente come se fosse davanti a dei teenagers.
MANU CHAO – ME LLAMAN CALLE
Con l’album “La Radiolina”, Manu Chao era già all’apice della sua carriera da solista ed è proprio per questo che il suo progetto prese una piega quasi sociale. Niente più video in studio ma video amatoriali girati spontaneamente e buttati su quello che era ancora il vivo mercato dei video clip musicali. Avevamo già visto come Manu Chao scelse come soggetto per un video della canzone “La Vida Tombola” una serenata davanti a casa di Maradona, con tanto di lacrime di commozione del suddetto ed in tutto questo eravamo già pronti ad un altro video pregno di riflessioni più che di virtuosismi. Con “Me Llaman Calle”, troviamo Manu ed il chitarrista che lo segue nei concerti, suonare seduti al bancone di un bar circondato da gente qualsiasi, alternando riprese alle prostitute della zona e documentando l’espressione pura della loro routine. La canzone affrontava il tema della prostituzione con una certa chiave poetica quasi magica ed il video accoglie il disagio e la genuinità di un mondo ancora poco compreso.