La filter bubble è il risultato che ci viene restituito da siti e motori di ricerca sulla base delle informazioni che hanno precedentemente raccolto sui nostri comportamenti online (click, posizione, ricerche precedenti).
Esistono diverse definizioni di filter bubble, ve ne riporto alcune:
«quel personale ecosistema di informazioni che viene soddisfatto da alcuni algoritmi» Pariser
«cornice ideologica» Jacob Weisberg
«sfera metaforica che ti circonda come cerchi su internet» Shira Lazar
Esistono diverse interpretazioni su quelli che sono i meccanismi e soprattutto le motivazioni che hanno portato alla creazione delle bolle di filtraggio; alcune vedono in questo fenomeno, un mero strumento pubblicitario, altri si interrogano sui reali vantaggi per gli utenti, altri ancora si pongono il dubbio, se non si tratti semplicemente della trasposizione online di un fenomeno che avviene anche nel mondo reale.
Leggendo diverse cose, sul web e non solo, mi sono resa conto che sono fondamentalmente tre le scuole di pensiero intorno a questo argomento e cercherò di riassumerle nel modo più semplice possibile.
“Le aziende ci spiano”
Sono in molti a sostenere che gli algoritmi che regolano le filter bubble, siano stati creati con un unico intento, ovvero raccogliere e mettere a disposizione delle aziende e delle organizzazioni, tutta una serie di dati sugli utenti e sui loro comportamenti online per agevolarli nella profilazione e per consentire di indirizzare dei messaggi pubblicitari sempre più precisi e diretti, cosa che soprattutto grazie allo sviluppo del digital marketing, rappresenta un risparmio economico non indifferente.

[Facebook]
“Preferisco leggere di cose che mi interessano”
La seconda scuola di pensiero è quella che vede le filter bubble come qualcosa di abbastanza positivo, che ci fa si rinunciare ad un pezzettino della nostra privacy, ma che allo stesso tempo ci consente di essere raggiunti solo da quei contenuti che sono effettivamente di valore per noi.
Problematiche reali e soluzioni
La questione della filter bubble, per essere affrontata nella sua interezza, non può non considerare le gravi problematiche (dovute anche alla scarsa preparazione degli utenti) che può causare.
Un’informazione parziale e frammentata infatti, può causare situazioni come quella delle ultime elezioni negli Stati Uniti, dove nessuno si aspettava la vittoria di Trump, proprio a causa di questa visione parziale delle notizie.
In buona sostanza l’unica soluzione realmente attuabile per uscire dalla nostra bolla di filtraggio, consiste nel crearsi un proprio personale sistema di informazioni, imparando ad utilizzare anche strumenti come la ricerca in incognito, che ci consente di avere accesso a liste di risultati no filtrati dalle nostre abitudini di ricerca.