Con le classifiche ci abbiamo preso gusto, tanto che oggi, vogliamo condividere con voi la nostra selezione delle peggiori 10 copertine di album musicali.
Red Hot Chili Peppers – Freaky Styley
Prendete dei giovani probabilmente sotto effetti psichedelici, un trampolino elastico, dei vestiti sgargianti ed una macchina fotografica. Cosa ottenete? La copertina di Freaky Styley targata RHCP, album inciso nel 1985 con il supporto di una delle maggiori autorità del funk, ovvero George Clinton. La copertina è orribile ma divertente e trasmette spensieratezza.
Da notare il pellicciotto viola e la divisa da Superflea.
Scorpions – Lovedrive
La fine degli anni 70 ha segnato profondamente quello che fu il tessuto del buon gusto, già profondamente turbato dall’avvento del filone glam, del leopardato e dei rossetti rosa sui cantanti e sui chitarristi e questa copertina ne è la prova. Conosciamo già gli Scorpions come parte della vecchia guardia dell’Heavy Metal nonché come facenti parte di quel filone “Album-oriented” rock che stava nascendo all’epoca e con l’album “Loverdrive” possiamo notare la grande provocazione. La copertina è una foto, è ambientata nei sedili dietro di una vecchia macchina su cui troviamo una coppia in atteggiamenti intimi. La particolarità è che la mano dell’uomo sembra rimasta attaccata al seno della donna che sembra quasi fatta di mastice. Il simbolismo dell’immagine vuole sicuramente richiamare l’appiccicosità di certe relazioni convenzionali visto che dai vestiti possiamo intuire che i due soggetti appartengano ad una qualche alta borghesia. L’espressione impassiva della donna vale più di mille parole, così come lo sguardo rassegnato dell’uomo.
W.A.S.P – Animal (F**k like a beast)
Questa copertina può essere considerata una sorta di sequel del discorso sul glam metal e sul cattivo gusto che abbiamo appena fatto ed infatti l’immagine ritratta è un vero e proprio schiaffo al buon gusto. La semplicità è sempre una buona virtù ed il simbolismo viene bypassato per fare spazio ad un messaggio diretto che arriva nel cervello dell’osservatore dritto come un pugno.
La foto ritrae la zona pubica di un uomo, con delle fantastiche mutande tigrate su fuseaux di vinile ed una meravigliosa sega circolare all’altezza delle parti intime. Forse una critica alle relazioni troppo invasive? Forse un monito sulla grande epidemia di Aids che esplose proprio in quegli anni? Forse una metafora della violenza dell’uomo sulla donna? Dubitiamo che ci fosse dietro un messaggio particolarmente sociale ma con un gruppo come i W.A.S.P. è anche bello così.
Del resto, con un titolo del genere che cosa potevamo aspettarci?
Manowar – Anthology
Noi tutti conosciamo i Manowar come i pionieri dell’epic metal di tutto il mondo, nonché come grandi interpreti del lato fantasy della distorsione hard che imperversava i club alternativi di tutto il mondo. Nel 1997 vollero commemorare i loro successi con un antologia e quale miglior modo di riassumere la propria carriera se non piazzando in piena copertina frontale una bella foto di gruppo in cui sono tutti mezzi nudi e vestiti da barbari? L’epicità c’è, il fisico pure e la grandezza riesce a trasparire. Peccato per il buon gusto ma d’altronde non si può avere tutto.
Butthole Surfers – Electriclarryland
In Italia i B.S. non riuscirono a trovare il successo che si sono meritati nella loro terra natia, ovvero il texas, però qualcosa col tempo arrivò anche quì. Si presentarono come un gruppo rock alternativo, sperimentale e con note psichedeliche. Essendo il virtuosismo lasciato da parte, la copertina del loro album “Elecrticlarryland” non lascia spazio all’immaginazione. Una sorta di monito per l’ascoltatore che ti fa capire subito che quello che stai per ascoltare, non è assolutamente niente di easy listening.
Niente riesce ad aggirare meno la metafora di una matita conficcata dentro l’orecchio.
Eddie Murphy – Love’s Alright (1993)
Sapevamo tutti che Eddie Murphy non fosse diventato famoso grazie alle sue proprietà canore, ma come tanti attori e sportivi, il celebre comico decise di buttarsi nel mondo della musica sostenuto anche dalla forte consapevolezza di se che Hollywood gli aveva portato negli anni. Il disco in se non è malvagio, oggi potrebbe anche essere scambiato per un prodotto invecchiato bene. Il problema sta tutto nella copertina. Voleva forse trasmettere armonia con quelle decorazioni barocche e la foto in bianco e nero con espressione solenne? Quello che richiama questa copertina è solo cafoneria e confusione.
David Hasselhoff – Night Rocker
Esattamente come Eddie Murphy, nemmeno il grande David Hasselhoff si è risparmiato una parentesi artistica musicale. La copertina del suo album “Night Rocker” trasuda anni 80 da tutti i pixel. Il giacchetto da pescatore e lo sguardo da tonno ci riportano alla mente le avventure di Supercar e di Baywatch. A differenza di Eddie Murphy dobbiamo precisare che il vecchio David ebbe effettivamente successo di recente come DeeJay, ma solo e unicamente sostenuto da una mano ironicamente e deliziosamente trash.
Limp Bizkit – Chocolate Starfish and the Hot Dog Flavored Water (2000)
Il disco è un caposaldo della musica alternativa americana di fine 90 e tutto questo poteva essere valorizzato sia da una copertina degna di nota che da un titolo accattivante. Come si può intitolare un disco “La stella marina di cioccolato e l’hot dog al gusto d’acqua” e sperare di risultare anche un minimo altisonante? L’illustrazione ha una sua valenza artistica ma i soggetti sono parecchio improbabili: un gruppo di esseri glabri e pallidi che sguazzano in mezzo agli hot dog brandendo la famigerata stella di cioccolato. Contando che “Limp Bizkit” significa “Biscotto Inzuppato” per via delle condizioni in cui si ritrovavano loro stessi dopo le feste, cosa potevamo aspettarci?
Tom Jones A-Tom-ic Jones (1966)
Tom Jones è una sorta di leggenda e gli si potrebbe perdonare di tutto, ma in un periodo politicamente caldo come gli anni 60 sicuramente avrebbe dovuto essere più discreto. La copertina non è niente di speciale artisticamente, proponendo la foto di un giovanissimo Tom con dietro un fungo atomico. Il problema della copertina in se poteva essere sicuramente il contesto in cui veniva proposto e tutti i malintesi che avrebbe potuto creare. Tom è qui, è una potenza ed è atomico, ma dal punto di vista di un intrattenitore. Diciamo che la tensione internazionale dell’epoca non ha aiutato la copertina a trovare un contesto artistico, suscitando altresì una sorta di “malizia malsana e paranoica”. Del resto una guerra che da fredda poteva trasformarsi in nucleare da un momento all’altro non ti mette mai a tuo agio.
Rolling Stones – Dirty Work (1986)
Poco si può dire sui R.S. che non sia già stato detto senza risultare banale, ma nell’enorme carriera musicale di questa band abbiamo sempre notato una sfumatura un po’ maledetta. Sfumatura che è andata a scemarsi con “Dirty Work” che, sebbene fosse un album dedicato a Ian Stewart, scomparso poco tempo prima, non riesce a far trasparire il benché minimo malumore dalla copertina. Sul disco troviamo semplicemente una loro foto, in una location blu con un divano verde Omnitel e loro stessi stravaccati con l’aria serafica ma vestiti con colori improponibili.
Una di quelle copertine che trasuda “Guardate, abbiamo 40 anni negli anni 80 ma siamo ancora giovani e vivaci” da tutti i pori.
Prince – Prince (1979)
Sappiamo già come il grande Prince, buonanima, sia sempre stato fissato col nudismo e con l’ambiguità, sia sul palco che sulle copertine dei suoi album. In questo caso si va ben oltre il nudismo, visto che troviamo un suo ritratto in mezza figura, come se fosse un mezzobusto di lui a petto nudo su uno sfondo “carta da zucchero”. Un messaggio chiaro che sembra voler portare l’ascoltatore a concentrare ogni senso su Prince come grande protagonista non solo del disco ma anche della vita dei fans. Eccolo, in tutta la sua bellezza e charme. Peccato per lo sguardo poco convinto ed i baffetti da narco colombiano.
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