Twitch, Youtube, Google e tante altre piattaforme oggi permettono di streammare coinvolgendo migliaia e migliaia di giocatori ed utenti che trasmettono online per ore e ore.
Ma ancor prima, chi l’avrebbe mai detto che oggi avremmo utilizzato il verbo streammare così frequentemente come ad esempio mangiare?
IL LIVE
Se si andasse a verificare tramite google quante persone hanno cercato nell’ultimo periodo la parola streammare è facilmente verificabile che c’è stata una grande impennata negli ultimi mesi; attraverso questo dato puramente analitico è intuibile come la quarantena Covid abbia portato un forte aumento dell’utilizzo delle piattaforme di streaming.
Ma facendo un passo indietro, alla base del cosiddetto stream cosa c’è?
Di fatto è la necessità di essere online, del live e dell’interazione diretta con l’utente; milioni di persone si incontrano in stanze virtuali per vedere video in streaming e condividere esperienze sociali ed interattive con i videogiochi ma non solo.
Tra le piattaforme utilizzate dagli Streamer (ovvero coloro che streammano) ci sono Youtube, Google, ma tra tutte specialmente in questo periodo spicca Twitch.tv
2011: JUSTIN.TV
Il conosciutissimo Twitch di oggi ha in realtà radici molto lontane. Precisamente nel 2011 nacque sotto il nome di justin.tv iniziando la propria diffusione specialmente negli Stati Uniti dove questa pratica del live stream è sempre stata parecchio utilizzata. L’ambito principale erano gli e-sport.
La community cresce molto velocemente.
Nel 2015 si possono già contare più di 100 milioni di utenti attivi (si immagini per dimensioni un numero grande come 1.5 volte l’Italia Intera).
La crescita è costante e sostenuta finché un imprenditore di nome Jeff Besoz, già conosciuto sulla piazza perché proprietario di un “piccolo” e-commerce, decide di acquisirla ad una modica cifra. 970 miliardi di dollari. Briciole insomma.
La scelta di patron di Amazon è vincente e “il social viola” inizia il proprio aumento esponenziale diffondendosi sempre più globalmente e diventando sostanzialmente la prima piattaforma al mondo per affidabilità e trasmissioni di qualità.
ANCHE I VIP APPRODANO SU TWITCH
Probabilmente nell’immaginario comune lo streamer è il regazzino rinchiuso nella propria stanza che gioca forsennatamente ai videogiochi.
Ecco, è necessario abbandonare questa idea perché non sempre è così.
Certo, sono presenti su Twitch principianti e persone alle prime armi ma “fare lo streamer” spesso oggi è considerato alla stregua di un lavoro professionale da cui derivano anche importanti introiti.
Sulla piattaforma però non si trovano solo video giocatori semplici ma sempre più frequentemente ormai sono presenti anche VIP che organizzano live stream per coinvolgere i propri fan, arrivando addirittura a volte a raggiungere milioni e milioni di visualizzazioni.
Alcuni esempi sono il dj Steve Aoki, Snoop Dogg, per arrivare fino al presidente degli USA Trump.
In Italia inizialmente non si registrava una massiccia presenza di personalità in live ma oggi, complice anche la quarantena, sono aumentati a dismisura con primo tra tutti Fabio Rovazzi che giornalmente da inizio pandemia organizza incontri in cui chiacchiera con i più conosciuti personaggi italiani a partire da Gerry Scotti, arrivando ad Enrico Mentana, passando anche per Matteo Renzi.
Complice il confinamento nelle proprie case imposto dalle autorità nazionali, si è iniziato a cercare metodi alternati per socializzare ed ecco proprio che Twitch in questo caso ha avuto la meglio.
Aumenti numerici visibili anche solo a colpo d’occhio, numeri immensi crescita sempre più sostenuta, anche in stati un cui prima aveva minor rilevanza.
Di fatto grazie al Coronavirus, lo streammare è diventato virale e quasi di moda.
Un gran numero di utenti si è iscritto alla piattaforma viola spostandosi anche in alcune occasioni dal tanto utilizzato YouTube. La maggiore differenza tra i due è che su Twitch non possono essere caricati sostanzialmente contenuti pre registrati ma solo live.
QUALITÀ e INTROITO
Forse grazie ad una qualità migliore ma anche sopratutto alla maggior facilità di introitare le proprie visualizzazioni oggi molti streamer lasciano il caro compagno YouTube; che in compenso ha deciso di introdurre una sorta di “ban” all’interno del proprio algoritmo nei confronti del competitor.
Sembra infatti che chiunque in un video su YouTube dica la parola “Twitch” venga automaticamente escluso dalla possibilità di entrare in tendenza e di generare quindi un maggiore numero di visualizzazioni e quindi di ricavi, costringendo gli Youtuber a chiamarlo “social viola”.
Non è ancora ben chiaro il perché di questa scelta però, forse per capirlo bene, non ci resta che metterci anche noi a streammare ed entrare nel magico mondo delle live.